Street art: come proteggere la memoria dei muri

La Street art è memoria e cultura urbana. Scopri come ricerca e nuove tecnologie stanno proteggendo i murales per conservarli nel tempo.

Street art: come proteggere la memoria dei muri

Street art: come proteggere la memoria dei muri

La Street art è molto più di un disegno

Tutti conosciamo la street art, quella forma d’arte murale urbana che ha preso piede ormai da decenni nelle città di tutto il mondo. Un’arte che, spesso, si fa forma di denuncia sociale, tramite per la diffusione di ideali, mezzo di comunicazione di massa, strumento di cristallizzazione di eventi storici. E, nel fare questo, diviene memoria collettiva del tempo in cui si esprime. Proprio per questa sua funzione, oltre che per il valore artistico ed iconografico di alcune di queste opere, si è fatta impellente l’esigenza di trovare modi per proteggerle nel tempo affinché possano trasmettersi alle generazioni future come pagine storiche a cielo aperto.

I murales come pagine di storia a cielo aperto

Per la sua stessa natura, la street art appare effimera, dati i supporti sui quali si esplicita. Muri, facciate di edifici ed arredi urbani subiscono gli insulti del tempo come le opere su tela o scultoree, se non di più. L’esposizione agli agenti atmosferici, spesso estremi – picchi di temperature calde o fredde, piogge più o meno acide, smog, inquinamento atmosferico – nonché l’intervento spesso ostile dell’essere umano che manifesta, a volte, il proprio dissenso con atti di vandalismo, unito al deperimento del colore, rende queste opere murali estremamente a rischio di scomparire con relativa rapidità.

Il tempo e l’uomo: i nemici dell’arte urbana

Ora che questa forma d’arte è stata quasi universalmente assimilata come familiare dalle moderne società e, per così dire, codificata come genere, con il riconoscimento di stilemi e la consacrazione dei nomi più illustri ad essa legata, ne è scaturito uno studio approfondito con lo scopo di preservarla.

SuPerStar: la scienza italiana al servizio dei murales

Un paese come l’Italia, con la sua connaturata vocazione all’arte e con le sue eccellenze scientifiche, non poteva non intervenire in questo campo per dare un contributo. E’ così che i ricercatori dell’università di Pisa e del Cnr, per tre anni, hanno applicato le loro conoscenze e tecnologie al progetto SuPerStar, studiando con metodi scientifici i pigmenti colorati per catalogarli e monitorarne il degrado e lo scolorimento, il possibile distacco o le contaminazioni biologiche. Sono stati usati microscopi, spettrometri e perfino droni che potevano scattare immagini ravvicinate anche delle porzioni più inaccessibili di murales di enormi proporzioni, quali quelli usati come base di studio, nonché analisi chimico/fisiche accurate.

Il progetto dell’Università di Pisa e del CNR

Tutti questi sforzi hanno lo scopo di creare e validare protocolli che possano costituire la base di linee guida per la conservazione delle opere, studiando i colori più resistenti, i materiali protettivi da applicare e i metodi di pulizia più conservativi e delicati. Si sono, così, individuati metodi e prodotti non aggressivi per rimuovere lo sporco senza danneggiare i murales e procedure di monitoraggio atte a sorvegliare l’evoluzione delle opere nel tempo.

Collaborazione e tutela: il futuro della Street art

Artisti, enti e cittadini: un impegno collettivo

Si è, inoltre, compreso che è necessaria una collaborazione con gli enti locali, le amministrazioni e gli artisti stessi per salvaguardare un patrimonio che si arricchisce sempre più e che è ormai divenuto un libro di storia vivente e facile per tutti da sfogliare e comprendere.

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