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In punta di strada – VIII capitolo
In punta di strada – VIII capitolo
La vita di Annabelle è un altalena di emozioni profonde e contrasti laceranti.
Dopo il dolcissimo incontro con Franco, un ragazzo capace di vedere oltre il suo dolore, una nuova speranza aveva cominciato a nascere dentro di lei: il desiderio di essere finalmente sé stessa, senza paura, senza dover sempre chiedere il permesso di esistere.
Ma il ritorno alla realtà è stato brutale.
La rabbia cieca del padre ha infranto quell’attimo di serenità.
Accuse ingiuste, umiliazioni, punizioni severe: Annabelle si è ritrovata ancora una volta schiacciata dal peso di una casa che non sa accoglierla, ma solo giudicarla.
Eppure, questa volta, qualcosa in lei è cambiato davvero: per la prima volta, ha trovato il coraggio di rispondere, di urlare il suo dolore, di non abbassare più lo sguardo.
Il legame con Franco si fa ogni giorno più forte.
Tra messaggi, sorrisi, e parole gentili, Annabelle scopre quanto possa essere dolce sentirsi importante per qualcuno.
Una semplice videochiamata si trasforma in un momento indimenticabile: occhi negli occhi, senza maschere, senza difese.
E in quelle parole sussurrate, in quel sorriso sincero, Annabelle comincia a intravedere una strada diversa: un futuro possibile, una via di fuga dalla prigionia invisibile che la soffoca.
Ma la vita, ancora una volta, non fa sconti.
Tra le mura di casa, il silenzio è carico di tensione, e anche il ritorno a scuola sembra promettere poco riposo.
Quando tutto sembra finalmente scorrere senza ostacoli, qualcosa — o qualcuno — all’uscita della scuola è pronto a spezzare di nuovo la fragile serenità di Annabelle.
Il Capitolo 8 è pronto per svelare un altro pezzo di verità.
Un altro ostacolo da superare.
Un altro passo verso la libertà.
Capitolo 8
«Mamma è andata a prendere il pane.»
L’improvvisa voce che udì provenire dall’altra parte della sala la spaventò, andando a notare solo qualche secondo dopo che la voce in questione apparteneva al fratello. Subito la sua figura, che precedentemente si trovava sul balcone, si fece largo nella stanza e si avvicinò a lei, poggiandole un braccio intorno alle spalle.
«Stai tranquilla sorella, non mordo mica!»
Pronunciò ridendo di gusto.
«Mi hai fatto venire un colpo, cretino! Comunque va bene. Papà invece dov’è andato?»
Egli si staccò e, sospirando amaramente, le rispose.
«Al bar, ovviamente.»
Annabelle ne fu subito amareggiata: in cuor suo sapeva già la risposta e che sarebbe ritornato con il piede di guerra.
Sentì dal profondo che non sarebbe stata nuovamente una serata tranquilla, e così decise di godersi quel momento di pace; accantonando per un po’ il malessere che l’aveva circondata e cominciando a preparare tutto l’occorrente sulla tavola per l’ora di cena.
Al ritorno della madre, le due si misero subito all’opera e, una volta che tutto fu pronto, i tre si sedettero serenamente a mangiare, intervallando con chiacchiere riguardanti il più e il meno; ma la sensazione continua di paura non l’abbandonava: in qualsiasi momento, il giro di chiavi avrebbe segnato l’inizio di un’altra serata troppo pesante per il suo piccolo cuore.
Una volta finito, i tre si soffermarono a guardare un vecchio film trasmesso in televisione; ed in un attimo successe tutto in pochissimo tempo: il padre rientrò violentemente, rivelando le sue pessime condizioni.
Nessuno osò parlargli o guardarlo, distogliendo subito lo sguardo altrove; impegnandosi nello sparecchiare e sistemare le loro cose: minuziosi ed attenti gesti che non potessero infastidirlo.
Si buttò sulla sedia, aspettando che il piatto rigorosamente caldo gli venisse servito, e non proferì una sola parola; rimanendo distorto a guardare davanti a lui.
La moglie gli porse delicatamente il piatto davanti, ritirandosi subito verso la cucina; il fratello si diresse verso la cagnolina, preparandole le crocchette; lei si protese verso una forchetta rimasta lì, facendola però poi cadere involontariamente a terra. Qualcosa non andò bene all’uomo; un lapsus lo colse e subito la fulminò:
«Sei incapace anche a prendere una forchetta! Sei brava solo a dire cazzate e fare la scema in giro!»
Disse egli, sbiascicando; il sangue che ribolliva.
Annabelle si sentì infranta; colpevole; vulnerabile e subito un mix di emozioni amare la travolsero.
«Sai, mi fai proprio schifo… levati da davanti ai miei occhi!»
Le ultime parole dolorose la colpirono come un getto d’acqua ghiacciata.
Si abbassò, raccolse la forchetta e la posizionò nel lavandino; dirigendosi poi a passo spedito verso la sua camera.
Si chiuse la porta alle spalle e cominciò a piangere; sopraffatta da tutta quella tensione e, in un attimo, l’impulsiva e bisognosa voglia di riscrivere a Franco la investì: anche se l’aveva sentito tutto il giorno; anche se l’avrebbe disturbato, lei ne ebbe il più totale bisogno.
Subito se ne sentì così dipendente da sentirsene in colpa; ma la verità era che, nonostante tutto, parlare con lui la faceva rinascere dal suo dolore; come non ne avesse mai avuto.
Così, decisa, riaccese il computer e aprì la sua chat.
«Ei :)»
Due semplici lettere. Si fermò a quello.
E passati diversi ed interminabili minuti, la risposta le arrivò come una boccata d’aria fresca.
«Anny! Pensavo ci sentissero domani… ma sono più contento di sentirti ora!»
Non appena terminò di leggere il messaggio per la centesima volta, continuando a sorridere genuinamente, cominciò a saltellare mentalmente.
Pura felicità: ecco cosa l’aveva resa così dipendente da lui.
E mentre la notte continuò ad avanzare, in una strana e totale assenza del padre, i due continuarono a parlare ininterrottamente; come racchiusi in una bolla magica senza tempo né spazio.
Poi, come un fulmine a ciel sereno, una domanda interruppe tutto.
«Ti va di uscire insieme uno di questi giorni?»
Rimase pietrificata dalla sua richiesta.
Un moto di vergogna le attraversò le guance; le parole ed i pensieri bloccati su se stessi; voleva così tanto vederlo ma al contempo aveva paura.
Cosa gli avrebbe detto? Di sì o di no? E in caso di un sì, come avrebbe potuto fare per non farsi scoprire dal padre?
Rimase a pensare e pensare e pensare, finché un’altra notifica non la richiamò alla realtà.
«Terra chiama Anny»
Il suo cuore prese improvvisamente a martellare dalla gioia e, presa dall’istinto, decise di rispondergli accettando il suo invito: avrebbe vissuto il momento, affrontando le incerte conseguenze che le si sarebbero prospettate davanti.
«C-certo, mi piacerebbe davvero tantissimo. Però dovrò organizzarmi, sai, mio padre è molto rigido e tra l’altro ha scoperto del cambio di programma dell’altra sera; inutile dire che non l’ha presa bene.»
Nonostante il coraggio preso di sé stessa, digitò quelle parole dopo un’eternità a causa dell’indescrivibile macigno nel petto che la teneva prigioniera, e la conseguente risposta non tardò ad arrivare.
«Mi dispiace moltissimo; ma tranquilla: ti aspetterò.»
Sorrise, sorrise e sorrise ancora, rimanendo come un ebete davanti allo schermo.
«Posso farti una domanda se non sono indiscreto?»
Il suo stato di trance venne interrotto ed, una volta letto, rimase a fissare la chat pensierosa, incapace di rispondergli; e, prima che la sua mente potesse elaborare i peggiori scenari, decise di rispondergli immediatamente.
«Certo, dimmi pure.»
Attese qualche minuto e, dopo ciò che sembrò durare un’eternità, il quesito apparve.
«Mi è sembrato di capire che hai un padre abbastanza rigido; serio. È solo questo? Sai, ho una situazione particolare anche io e mi sembra, da come parliamo, che il dolore che ci accompagna è lo stesso. Magari, se ti andrà, quando ci vedremo ne potremmo parlare; vorrei davvero ascoltarlo il tuo dolore.»
Annabelle rimase esterrefatta dalle sue parole; effettivamente forse era questo il motivo per il quale stava così bene nel parlare con lui e forse il dolore lo conosceva davvero molto bene.
«No, non è solo questo. La situazione è lunga e complicata e io ne voglio davvero parlare con te; ne sarei felice. Mi spiace che anche tu viva una cosa del genere, sappi che vale anche per me: insieme forse possiamo alleggerire questo peso.»
Quelle parole le uscirono automatiche; limpide; senza alcuna traccia di pensiero e ripensamento. Voleva davvero tenere stretto tutto ciò: qualcosa di bello in un buco nero.
«Scommetto che è come dici tu, Anny.
Ora però direi che si è fatto molto tardi ed è decisamente molto meglio andare a dormire. Se non erro, domani andrai a scuola e non voglio privarti di troppe energie.»
«Sono d’accordo con te; ammetto di aver già sbadigliato più di qualche volta! No, purtroppo non sbagli: vorrei non doverci andare. Buonanotte Franco, grazie.»
«Mi racconterai anche di questo; mi racconterai tutto. Buonanotte piccola Anny.»
I due si salutarono così definitivamente e, richiudendo il suo portatile, si gettò sotto le coperte: la consapevolezza di totale serenità che l’avrebbe accompagnata per quella notte ed i prossimi giorni le scaldarono il cuore.
Un debole raggio di sole filtrò dalla finestra ed il forte cinguettare degli uccellini la risvegliarono dal suo sonno profondo; si stropicciò gli occhi e, rigirandosi dal lato opposto all’attuale, afferrò il cellulare per controllare l’ora: le 6:30.
Sbadigliando leggermente, si mise a sedere pronta ad affrontare la giornata che le si prospettava: un’insolita carica e tranquillità le diedero modo di prepararsi velocemente e al meglio; il padre, fortunatamente, era già uscito per il suo turno lavorativo e, salutando poi la madre, si diresse verso scuola.
Il tragitto fu sereno e stranamente anche il suo arrivo: riuscì a percorrere l’entrata ed il corridoio senza che nessuno la intralciasse.
Attese con impazienza la ricreazione per poter rivedere la sua amica, ma stranamente in quell’ora non riuscì a trovarla; decise così di mandarle un messaggio.
«Sere buongiorno. Non sei a scuola?»
Le rispose subito.
«Buongiorno a te tesoro. No, sono a casa. Non sto bene. Scusami se non ti ho avvisata, però tranquilla, è solo influenza.»
Sospirò, rasserenata dall’informazione ma anche piena di dispiacere per le condizioni della sua amica; così le rispose imponendole di riposarsi per bene e la salutò, ridirigendosi verso la sua aula.
Le lezioni proseguirono pacificamente, fluidamente, e il suonare dell’ultima campanella della giornata rese la ragazza ancora più contenta.
Raccolse le sue cose e si diresse all’uscita della scuola; dove ad attenderla ci fu una bruttissima sorpresa.
La sua giornata venne rovinata completamente ed ogni senso di felicità e serenità scomparve in un istante…