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Lettera dell’Editore | “Il coraggio di scegliere la libertà”
Lettera dell’Editore | “Il coraggio di scegliere la libertà”
Care lettori,
ci sono temi che toccano corde profonde dell’anima, questioni che non possono essere ignorate, anche quando vorremmo proteggerci dal dolore che portano con sé. La violenza nelle relazioni è una di queste realtà scomode, che spesso rimane nascosta dietro sorrisi di circostanza, ma che scava dentro, lasciando segni indelebili.
Quante persone vivono in legami che tolgono libertà e serenità, rimanendo imprigionate in una gabbia di paure e speranze vane? Quante volte ci diciamo che le cose cambieranno, che l’amore possa trasformare il dolore in dolcezza? Eppure, la vita non dovrebbe essere vissuta nell’attesa di qualcosa che non arriva mai.
Dopo aver visto il film Siamo noi a dire basta, che mi ha profondamente toccato, sento il bisogno di condividere una riflessione che nasce dall’intensità di certe immagini e parole. La protagonista, con la sua bambina appena nata stretta tra le braccia, guarda il marito negli occhi e con una voce ferma e consapevole pronuncia parole che segnano la sua rinascita: “Voglio il divorzio.” Non c’è rabbia, solo una forza dolce e risoluta che si manifesta in una domanda destinata a scuotere le coscienze: “Se un giorno tua figlia venisse da te e ti dicesse che l’uomo che ama l’ha picchiata, tu cosa le diresti?” La risposta del marito, che pure ha già compiuto atti di violenza, è un’ammissione tanto semplice quanto potente: “Le direi di lasciarlo e di non tornare mai indietro.”
In quelle parole risiede una verità universale, quella che troppo spesso tendiamo a dimenticare: nessuno merita di vivere nella paura, nell’umiliazione, nella sopraffazione. Ogni scelta che ci conduce verso la libertà è un atto di coraggio, un passo necessario verso una vita autentica, dove il rispetto e la dignità non sono compromessi.
Pensiamo per un attimo a noi stessi, alle nostre relazioni, a ciò che ci circonda. L’amore, quello vero, non toglie, non spezza, non annulla. L’amore costruisce, accoglie, protegge. E quando ci troviamo di fronte a qualcosa che ci priva di noi stessi, dobbiamo chiederci: “Lo chiameremmo ancora amore?”
Le parole hanno un peso, ma sono i gesti a definire il nostro cammino. Non accettare la violenza è un atto di autodeterminazione, è un segnale forte che possiamo dare a chi ci osserva, a chi ci ama e soprattutto a chi crescerà ispirandosi a noi.
In un periodo in cui si dibatte ancora sulla necessità di proteggere chi subisce femminicidio, e in cui certe dichiarazioni pubbliche fanno riflettere su quanta strada ci sia ancora da fare, questa lettera vuole essere un piccolo spunto per fermarsi e ascoltare. Perché nessuna legge, nessuna parola e nessun compromesso dovrebbero mai mettere in discussione la nostra libertà di essere felici e al sicuro.
Con affetto.