Tuscia, dove il vino ha la voce del tufo

Nel cuore della Tuscia, la sommelier Alessia Mirone racconta un viaggio sensoriale e culturale tra i vini che parlano la lingua della terra: dal Grechetto "Agylla" di Paolo e Noemia d’Amico, selezionato da Daniele Attini per Enoteca Mida, fino all’Aleatico di Gradoli, all’Est! Est!! Est!!! di Montefiascone, ai Colli Etruschi Viterbesi DOC e alla DOC di Vignanello. Un percorso tra vitigni autentici, cantine scavate nel tufo e profumi che sanno di memoria, passione e verità contadina.

Tuscia, dove il vino ha la voce del tufo

Tuscia, dove il vino ha la voce del tufo

di Alessia Mirone, sommelier e narratrice del vino

Un viaggio che inizia tra silenzi scolpiti

Ci sono luoghi che non si attraversano, ma si respirano.
La Tuscia è fatta così: parla piano, ma resta impressa. Ogni volta che torno, so che non sarà solo una degustazione. Sarà un’esperienza.

Questo percorso comincia nella parte più profonda di questa terra, a Castiglione in Teverina, dove il tufo non è solo roccia ma materia viva. Qui, insieme a Daniele Attini – selezionatore raffinato di etichette per la sua Enoteca Mida di Ferentino – ho varcato le soglie di una delle cantine più affascinanti del Lazio: Paolo e Noemia d’Amico.

Una cantina galleria, sospesa tra arte e natura. Camminare tra le botti scolpite nella pietra, circondata da opere contemporanee, è come entrare in un museo liquido. E proprio lì, nel cuore della roccia, ho assaggiato un bianco che ha lasciato il segno.

Grechetto “Agylla” – Paolo e Noemia d’Amico (Tuscia DOP)

14% vol – affinamento in anfora e acciaio

Nell’altopiano tufaceo di Castiglione in Teverina, al confine tra Lazio e Umbria, le vigne si stendono a 300 metri sul livello del mare, baciate da un clima asciutto e da suoli minerali. È qui che nasce l’Agylla, Grechetto in purezza, selezionato da Daniele Attini per la sua Enoteca Mida come espressione autentica della Tuscia elegante, profonda e luminosa.

Alla vista è giallo dorato, denso, quasi ceroso, con riflessi caldi che anticipano una struttura importante.
Il naso è ampio e stratificato: si apre su fiori bianchi, poi arriva il miele d’acacia, un accenno di nocciola fresca, e infine una mandorla dolce che chiude il cerchio.
In bocca è equilibrato ma vibrante, con un ingresso pieno, materico, che si apre in larghezza e resta sospeso su un finale minerale e persistente, come se il vino volesse trattenere la voce della terra che l’ha generato.

L’affinamento in anfora e acciaio per otto mesi, seguito da tre mesi in bottiglia, gli conferisce una finezza dinamica, mai sovraccarica, con una struttura che regge anche i piatti più gastronomici.

Abbinamenti: perfetto con frutti di mare, pesce al forno, ma anche con carni bianche in umido, vellutate speziate e formaggi semistagionati a pasta morbida. Un vino che non accompagna soltanto: dialoga.

Degustarlo in cantina, tra installazioni artistiche e silenzi di tufo, è stata un’esperienza totale.
Daniele Attini, con la sua cura nel selezionare le etichette che raccontano davvero, ha visto lungo.
L’Agylla non è solo un Grechetto. È una dichiarazione di stile.
È la voce della Tuscia che ha trovato il suo linguaggio più elegante.

Da un bianco scolpito al cuore rosso della Tuscia

Terminata la visita, ho proseguito da sola tra i vigneti della Tuscia, inseguendo vini che Daniele seleziona e rappresenta con passione. Ogni tappa è stata una rivelazione, e ogni calice una finestra su un pezzo diverso di territorio.

Il primo a sorprendermi è stato un vino che sembra nato da un tramonto sul lago.

Aleatico di Gradoli DOC – la carezza intensa del Lago di Bolsena

Alle pendici di Gradoli, affacciato sul Lago di Bolsena, l’Aleatico si mostra in tutta la sua aristocratica dolcezza. Un rosso passito che è quasi un profumo liquido.

Il colore è granato lucente, il profumo incanta: petali di rosa appassita, visciole sotto spirito, fichi secchi, una punta di chiodi di garofano. In bocca è velluto puro, un’onda morbida che avvolge senza sovrastare. Ha equilibrio, spina acida, profondità.

Non è un vino per accompagnare, è un vino per ricordare.
Lo immagino con cioccolato fondente, ma anche con un erborinato stagionato. Oppure da solo, a fine sera, per chiudere una giornata che ha ancora bisogno di parole.

Est! Est!! Est!!! di Montefiascone DOC – la leggenda che sorprende

Mi spingo verso Montefiascone con un pizzico di scetticismo e tanta curiosità. Trovo invece un bianco che ha saputo emanciparsi dalla leggenda.

Una versione elegante, fresca e verticale, con note di mela verde, sambuco e fieno. Il sorso è scorrevole, salino, con una punta di mandorla amara che invita a un secondo calice.

Ideale con pesce di lago in carpione, tielle rustiche alle verdure, o anche con una panzanella classica rivisitata con cetriolo e basilico viola.

Un vino che è tornato a parlare la lingua della sua terra.

Colli Etruschi Viterbesi DOC – i vini che non fingono

Nel cuore più agricolo della Tuscia, tra Montefiascone, Grotte di Castro, Viterbo, ho incontrato cantine che sembrano case. Famiglie che vinificano con rigore e affetto.

Qui si coltivano varietà come Trebbiano Giallo, Sangiovese, Malvasia e Grechetto, e i vini che ne nascono sono quotidiani, ma mai scontati.

Il bianco che ho degustato aveva note di pera matura, erbe aromatiche, una punta di miele di castagno. Il rosso, a base Sangiovese, era asciutto, franco, con sentori di prugna, pepe nero e corteccia bagnata.

Sono vini per chi ama il gesto vero. Il bicchiere del contadino, quello che non cerca l’applauso ma la compagnia.

Vignanello DOC – la grazia nascosta tra i noccioleti

Ultima tappa: Vignanello, tra colline silenziose punteggiate da noccioli e filari ordinati.
Qui ho scoperto un blend di Grechetto, Malvasia e Trebbiano di sorprendente armonia.

Colore dorato e naso su note di pesca gialla, fiori d’arancio e sambuco. Il sorso è rotondo, equilibrato, con un finale che profuma di primavera e nostalgia.

Un vino che si sposa con gnocchi alla salvia, pollo arrosto alle erbe, ma anche con una semplice crostata di frutta fresca.

Tornare dove tutto è cominciato

E mentre il viaggio si chiude, torno con il pensiero alla cantina di Paolo e Noemia d’Amico, al primo sorso di Grechetto che mi ha dato il ritmo di questo cammino.
Ogni calice successivo ha avuto in sé qualcosa di quella mineralità, di quella eleganza, di quella voce che nasce nel tufo e arriva fino al cuore.

Questa è la Tuscia. Non solo una zona vitivinicola, ma un luogo dell’anima.
E i suoi vini non si bevono soltanto: si attraversano.