Il mondo si è alzato in piedi per Gaza

Mentre Gaza continua a essere bombardata, milioni di persone in tutto il mondo manifestano pacificamente per la libertà della Palestina. Da L’Aia a Dhaka, da Tunisi a Barcellona, il pianeta si veste di rosso in un’unica, potente voce civile contro la guerra. L’editoriale denuncia il silenzio complice dei media, le manovre dei poteri economici, e l’arroganza di una politica che dimentica di rappresentare il popolo.

Il mondo si è alzato in piedi per Gaza

Il mondo si è alzato in piedi per Gaza

C’è un’umanità che ha scelto di non voltarsi dall’altra parte.
Un’umanità che ha preso le strade, i ponti, le piazze. Che ha piantato tende nei campus universitari, acceso candele, indossato il rosso. Non per moda, ma per memoria.
Per Gaza, per i bambini, per i civili senza nome.
Mentre le bombe continuano a cadere, in ogni angolo del pianeta cresce una sola voce: basta guerra, basta complicità.

Dalle capitali europee alle città del Nord Africa, dalle metropoli asiatiche alle province dimenticate, il mondo si è fermato per dire che non c’è più tempo per il silenzio.
In ogni manifestazione, lo stesso messaggio: la Palestina esiste. E va difesa.

Il mondo si veste di rosso. E tu, da che parte stai?

Manifestazioni si sono svolte a Londra, Amsterdam, Berlino, Roma, Milano, Barcellona, Parma, Ferrara, Tunisi, Casablanca, Rabat, Fez, Agadir, Oujda, Tangeri, Tetouan, Basilea, Utrecht, Dhaka e in tutte le province dello Yemen.
Luoghi diversi, lingue diverse, storie diverse. Ma un’unica voce: quella della libertà negata.

Tra tutte, ha fatto scalpore la manifestazione di domenica 18 maggio all’Aia, nei Paesi Bassi: oltre 100.000 persone, vestite di rosso, hanno formato una linea umana lunga 5 chilometri per chiedere la fine del sostegno del governo olandese a Israele.
Una scena storica. Una linea rossa che segna un limite morale che l’umanità non vuole più superare.

Nelle università italiane, da La Sapienza a Torino, da Bologna a Bari, è esplosa una vera intifada studentesca, pacifica ma poderosa. Si piantano tende. Si occupano aule. Si leggono i nomi delle vittime. Si invoca una sola parola: libertà.

E mentre il popolo dell’intero pianeta si mobilita con dignità e amore, quattro politici corrotti da interessi più grandi di loro – multinazionali senza volto, ma con mani dappertutto – si fanno gioco del volere del popolo.
Dimenticano di essere nostri rappresentanti.
Scambiano la democrazia per proprietà privata.

Se vogliono comandare, lo facciano a casa loro.
Si aprano una partita IVA.

Per essere chiari: se vuoi comandare, fallo da imprenditore privato, non sulla pelle del popolo.

Nel frattempo, le piazze parlano.
E i salotti televisivi tacciono. Le telecamere tagliano. I TG distorcono.
Perfino le parole del Papa, che invoca la pace a Gaza con voce spezzata, vengono ridotte a trafiletti o spariscono nel montaggio. Troppo vere per essere trasmesse.

Poi accade qualcosa che pesa più di mille editoriali: Pep Guardiola, uno degli uomini più vincenti del calcio mondiale, in un evento ufficiale stringe mani a politici e delegati… ma quando arriva il rappresentante israeliano, blocca i suoi giocatori. Si gira. Lo ignora.
Un gesto. Solo un gesto. Ma che pesa come una pietra lanciata in uno stagno di silenzi colpevoli.

Il mondo civile si muove. Le coscienze si alzano.
E tu, da che parte stai?

Sostenere la Palestina oggi non è un atto politico, è un dovere umano.
Non c’è guerra che giustifichi lo sterminio.
Non c’è governo che possa cancellare i diritti con le ruspe.
Non c’è silenzio che potrà più essere perdonato.

Chi tace, è complice. Chi nasconde, è vigliacco.
Chi ancora dice “non so da che parte stare”, ha già scelto: quella sbagliata.

Oggi il mondo si veste di rosso.
Per Gaza. Per i bambini. Per la libertà.

E se anche tu hai ancora un cuore che batte, batti un colpo.