Sinner: lo sportivo che dà fastidio a un Paese che ha la residenza nel paradosso

Jannik Sinner finisce sotto accusa per la sua residenza a Montecarlo, ma nessuno parla degli altri sportivi – italiani e stranieri – che vivono lì da anni. In questo editoriale, si smaschera l’ipocrisia di un Paese che punta il dito contro chi vince, ma chiude gli occhi davanti a 8.000 italiani nel Principato e a un sistema fiscale che continua a premiare i furbi.

Sinner: lo sportivo che dà fastidio a un Paese che ha la residenza nel paradosso

Sinner: lo sportivo che dà fastidio a un Paese che ha la residenza nel paradosso

Editoriale di Alfio Mirone

Ogni Paese ha il suo capro espiatorio.
In Italia, l’abbiamo trovato in un ragazzo di 23 anni che gioca a tennis e vince. Si chiama Jannik Sinner.

Da settimane non si parla d’altro: “Ha la residenza a Montecarlo.”
E allora?
Lo si accusa di non pagare le tasse in Italia. Di pensare solo a sé. Di non amare abbastanza il Paese.
Ma da che pulpito arrivano queste prediche?
Da giornalisti che scrivono editoriali indignati e intanto volano a Montecarlo con il sorriso.
Da politici che parlano di etica e residenza fiscale, e nel frattempo votano leggi per salvare gli amici evasori.
E da cittadini che si indignano sui social ma pagano il dentista in nero.

L’Italia è il Paese con uno dei buchi fiscali più grandi d’Europa, dove l’evasione è uno sport nazionale praticato trasversalmente, dai ristoranti ai salotti buoni.
Eppure, per molti, il problema è un tennista che lavora, vince e ha scelto di allenarsi dove ci sono le strutture migliori.

Ma allora perché con lui tutto questo rumore?
Perché nessuno ha mai detto nulla degli altri italiani che vivono lì da anni?
Tanto per citare solo i colleghi tennisti: Matteo Berrettini, Lorenzo Musetti, Nicola Pietrangeli, Lea Pericoli, Filippo Volandri.
Anche loro hanno Montecarlo come base. E giustamente: è un luogo dove si vive bene, ci si allena al massimo livello e si respira sport internazionale.

E ancora: Danil Medvedev, Novak Djokovic, Alexander Zverev, Stefanos Tsitsipas, Holger Rune, Hubert Hurkacz, Felix Auger-Aliassime, Alex De Minaur
Tutti tennisti di vertice. Tutti residenti a Montecarlo.
Ma nessuno si scandalizza.
Chissà perché.

E lo stesso vale per altri sportivi: piloti di Formula 1, campioni del ciclismo, ex fuoriclasse, che lì hanno trovato un equilibrio tra lavoro e vita privata.
Non si tratta solo di tasse. Si tratta di un sistema sportivo globale che richiede spazi, strutture, logistica, benessere mentale.

Il fatto è che Sinner dà fastidio. Non perché ha la residenza a Montecarlo.
Dà fastidio perché non si piega, non sorride quando non vuole sorridere, non finge patriottismo d’occasione.
È libero, e questo in Italia è sempre sospetto.

A Montecarlo ci vivono 8.000 italiani. Tra questi imprenditori, ex sportivi, politici, gente che non ha mai vinto nulla, se non qualche appalto. Ma nessuno li nomina.
Nessuno gli dedica un editoriale indignato.
Sinner, invece, sì. Perché è giovane, è vincente, ed è vero.
Non è uno di quelli che si mettono la bandiera addosso quando fa comodo.

Forse è questo che fa male: vedere un ragazzo che non ha bisogno di vendersi come simbolo per essere ammirato.
Non piange, non si giustifica.
Non risponde nemmeno, come ha fatto con Alcaraz.
Gioca. Vince. E continua a lavorare.

E allora, lasciamolo in pace.
Occupiamoci, piuttosto, di un Paese che da decenni ha la residenza nel paradosso. Dove chi evade le tasse si indigna per chi le paga altrove, ma non ruba niente a nessuno.
Perché di patriottismo da tastiera ne abbiamo fin troppo.
Di esempi, come Sinner, molto pochi.