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“Gianni”: il podcast che ci ha insegnato ad ascoltare con il cuore
“Gianni”: il podcast che ci ha insegnato ad ascoltare con il cuore
Editoriale di Alfio Mirone
Ci sono spettacoli che si vedono. Altri che si ascoltano.
E poi ci sono storie come Gianni, che si vivono. Che entrano in te e non se ne vanno più.
L’ho incontrato per la prima volta quando era ancora uno spettacolo teatrale, crudo, essenziale, necessario. Era il 2015, e Gianni vinceva il Premio Scenario per Ustica, uno dei riconoscimenti più prestigiosi per il teatro italiano emergente. Già allora fu evidente che non era una semplice pièce: era un atto d’amore, un bisogno profondo di raccontare. Caroline Baglioni e Michelangelo Bellani portarono in scena la voce registrata dello zio di Caroline, su tre vecchie audiocassette. Una voce vera, tremante, umana.
Ho avuto la fortuna di vederlo più volte. E ogni volta era un pugno e una carezza. Ogni volta scoprivo qualcosa in più di quell’uomo che aveva vissuto ai margini e che, proprio da quel margine, riusciva a parlare dritto al cuore.
Poi è arrivato il podcast. E Gianni ha cambiato forma, ma non ha perso un solo grammo della sua intensità. Anzi. Ogni puntata era come aprire una finestra sul respiro di un’anima. E io, che quel lavoro lo avevo seguito dal principio, non potevo che restare ancora una volta meravigliato. L’ho condiviso, consigliato, raccontato. Tutti quelli che l’hanno ascoltato, come me, sono rimasti folgorati.
E oggi posso dirlo con emozione: ha vinto tutto ciò che meritava di vincere.
Agli Italian Podcast Awards 2025 di Piacenza, Gianni si è aggiudicato ben tre premi:
Miglior podcast di narrazione indipendente
Miglior scrittura
Miglior podcast indipendente dell’anno
Un trionfo per un progetto nato dal silenzio, dal coraggio, dalla memoria. Un premio che celebra la forza delle parole sussurrate e la potenza delle storie vere.
E se ve lo siete perso, recuperatelo subito. Lo trovate sulle principali piattaforme di streaming. Perché Gianni non è solo un podcast: è una carezza e una vertigine, è uno specchio e una ferita, è un viaggio che vi resterà dentro.
Nel nostro blog abbiamo raccontato questo percorso passo dopo passo. Lo abbiamo fatto perché crediamo nel potere dell’arte quando è autentica. E oggi, da raccontatore teatrale, non posso che inchinarmi ancora una volta davanti a questo lavoro.
Grazie Caroline, grazie Michelangelo.
Per aver dato voce a chi, troppo spesso, non viene ascoltato.
E per averci lasciato un’opera che è già memoria. E già futuro.