Politici o manager? Quando il potere dimentica i cittadini

Se il politico vuole fare il manager dell’Italia, dovrebbe aprire un’azienda e smettere di trattare i cittadini come dipendenti senza diritti.

Politici o manager? Quando il potere dimentica i cittadini

 

Politici o manager? Quando il potere dimentica i cittadini

Editoriale di Alfio Mirone

C’è un fenomeno curioso, in Italia.
Negli ultimi anni il politico non fa più politica.
Non media, non ascolta, non rappresenta.
Fa il padrone.
Gestisce il Paese come se fosse suo.
Parla agli italiani come fossero dipendenti.
Dimentica che non ha assunto nessuno. È stato eletto.Ma visto che ama tanto comportarsi da grande manager,
mi viene da fargli una proposta semplice, diretta, sincera:

Caro politico, se pensi davvero di essere il più competente,
il più sveglio, il più brillante tra tutti… apriti un’azienda.

Sì, esatto.
Investi i tuoi soldi.
Assumi i tuoi dipendenti.
Paga gli stipendi.
Versa i contributi.
Sopporta le tasse.
Sbriga le scartoffie.
Affronta le crisi.

E poi, quando avrai chiuso l’ennesimo bilancio in perdita,
forse capirai che governare non è comandare.
Che il Paese non è una spa, e i cittadini non sono risorse umane da spremere.
Sono persone, vite, sogni, famiglie.
Con dignità. Con diritti. Con un futuro da costruire.

Ma è troppo comodo essere “manager” con i soldi degli altri,
giocare a fare il CEO con i soldi dello Stato,
dettare regole ai lavoratori senza aver mai lavorato davvero.
Fare il duro davanti ai microfoni e poi lamentarsi se qualcuno ti contesta.

Il Paese non è tuo.
Lo amministri per mandato, non per grazia divina.
E se pensi che governare significhi comandare, allora non hai capito nulla di democrazia.
Perché la democrazia non è uno sgabello da cui impartire ordini.
È un patto fragile, sacro, che si nutre di verità, non di bugie elettorali.
E chi conquista il potere ingannando,
chi guida con arroganza e pretende obbedienza,
non è un leader. È un antidemocratico travestito da rappresentante.
E la democrazia, quella vera, ha il dovere di difendersi anche da chi la usa per distruggerla.

E se pensi di essere così bravo, dimostralo nel mercato. Non in Parlamento.

Perché il potere non è un premio.
È una responsabilità.
E chi tratta i cittadini come formiche da spostare a piacimento,
non merita un incarico pubblico: merita una partita IVA.

Allora sì, caro politico-manager,
forse il giorno in cui ti pagherai lo stipendio da solo,
imparerai a guardare in faccia le persone
non dall’alto in basso, ma da essere umano a essere umano.

Perché chi governa non deve gestire. Deve servire.
E chi comanda per sentirsi potente,
ha già perso la misura —
e molto probabilmente anche il Paese.