Una lettera che nasce da parole venute da lontano

Una lettera sull’importanza del lavoro, ispirata dall’articolo di Paola Pisano. Un invito a difendere la dignità e le passioni di chi resiste ogni giorno.

Una lettera che nasce da parole venute da lontano

 

Una lettera che nasce da parole venute da lontano

Maggio è il mese del lavoro. E come ogni mese, anche stavolta, come Editore di Ciociaria & Cucina apro il nuovo numero con una lettera che nasce da un’urgenza vera, profonda, umana. A sollecitare questo pensiero è stato un articolo speciale firmato da Paola Pisano, che dal Texas – sua nuova casa dopo l’Argentina – ci regala ogni mese uno sguardo diverso, eppure così vicino al cuore della nostra terra. Il suo testo, che troviamo all’interno del magazine di maggio appena uscito, ci parla di lavoro con straordinaria delicatezza e ci ricorda quanto sia facile perdere la memoria se non la custodiamo. Questa lettera è un invito alla riflessione, ma anche un abbraccio a chi ogni giorno costruisce, resiste, crede ancora nel valore più semplice e più vero: quello di fare il proprio lavoro con dignità e passione.

Lettera dell’Editore

Ogni mese, quando mi siedo a scrivere queste righe, cerco di lasciarmi guidare da ciò che sento più urgente, più vero. Questo mese è stato un incontro di parole e di emozioni a suggerirmi il tema: leggendo l’articolo di Paola Pisano, che con straordinaria delicatezza ci parla della dignità del lavoro e della memoria che rischiamo di perdere, non ho potuto fare a meno di pensare alle difficoltà che, ogni giorno, i nostri ristoratori e imprenditori del mondo enogastronomico affrontano.
Parlare di lavoro, oggi, significa anche raccontare una realtà fatta di sacrifici spesso invisibili. Chi, come me, ha vissuto il mondo del lavoro per oltre quarant’anni, sa quanto sia importante creare, costruire, resistere. Ho avuto la fortuna e la volontà di essere imprenditore di me stesso, ma conosco bene il valore di chi sceglie o si trova a percorrere strade diverse.
Nel nostro settore, la carenza di personale è diventata una ferita che ogni giorno si allarga. Non è solo questione di volontà o di passione: è anche e soprattutto una questione di condizioni. Come può un piccolo ristorante, con l’attuale pressione fiscale, assumere quattro, cinque, sei persone a tempo pieno e a tempo indeterminato? Come può farlo, rispettando dignitosamente i diritti dei lavoratori, se non viene a sua volta messo in condizione di sopravvivere?
Io credo profondamente nei diritti di chi lavora, ma credo anche che chi offre lavoro vada sostenuto, non oppresso. Bisogna trovare strade nuove, più giuste, che non lascino nessuno indietro. Non possiamo permetterci di vedere svanire la bellezza di tante piccole realtà che rendono grande il nostro territorio: i ristoranti a conduzione familiare, le trattorie di paese, i laboratori artigianali. Sono loro a custodire la nostra cultura, il nostro saper fare, il nostro futuro.
Ecco allora che maggio, il mese in cui celebriamo il lavoro, diventa anche il mese in cui dobbiamo fermarci a riflettere: non basta celebrare, bisogna proteggere, bisogna cambiare. Bisogna, tutti insieme, immaginare un futuro in cui il lavoro torni a essere fonte di dignità, di orgoglio, e non di fatica senza speranza.
A chi lavora, a chi crea lavoro, a chi ogni giorno si alza con il sogno di costruire qualcosa, va il nostro grazie più grande. E il nostro impegno resta quello di raccontare con rispetto, empatia e il coraggio di chi non smette mai di credere nel valore del lavoro.
Buona lettura e buon lavoro a tutti.