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Federica, la Pellegrini della lingua
Federica, la Pellegrini della lingua
L’Editoriale di Alfio Mirone
Che Federica Pellegrini fosse una campionessa, non c’è dubbio.
Che sia un esempio di misura, invece, qualche dubbio viene.
Perché c’è un limite tra l’opinione e lo sparlare, e forse — in questo caso — la linea azzurra l’ha superata.
Parliamo di Jannik Sinner e del famigerato “caso Clostebol”.
Un caso che è durato meno di un set, si è sgonfiato da solo, e che ha trovato solo una voce fuori dal coro: proprio quella dell’ex regina del nuoto.
Tutti — federazioni, stampa, colleghi, medici — hanno riconosciuto l’innocenza di Sinner (a parte l’australiano che non ha sopportato farsi soffiare la fidanzata proprio dal nostro Jannik).
Una crema. Un residuo. Nessun vantaggio. Nessuna colpa.
Eppure, ecco Federica, pronta a lanciare la sua vasca di veleno:
“Eh ma anche altri hanno pagato per lo stesso motivo…”
Ma che è, un gioco al massacro? Una rivincita post-ritiro?
No cara Federica, qui non si tratta di fare i conti con il passato.
Qui si tratta di difendere chi è innocente, soprattutto se sei stata anche tu atleta.
Soprattutto se sai quanto può essere crudele un’accusa sbagliata.
E allora ci chiediamo: è la pensione dallo sport che non ti ha fatto bene?
O è l’abitudine a restare al centro dell’attenzione che ti fa dire cose poco lucide?
Aspettiamo, con una certa inquietudine, la tua prossima uscita.
Magari su quella giovane ragazza italiana Sara Curtis — nera, guarda un po’ — che ha appena battuto il tuo record dopo 9 anni.
Speriamo tu riesca a celebrarla senza polemizzare sul colore della pelle.
Perché il clostebol, a confronto, è acqua fresca.
Federica, un consiglio sincero: goditi la nuova vita, il lavoro in TV, la famiglia, il silenzio.
Perché anche le parole, a volte, devono smettere di gareggiare.
Buona Pasqua a tutti, ci rileggiamo con il prossimo editoriale mercoledì 23 aprile.
Fino ad allora, vi auguro solo buone notizie… e zero creme sospette.