Povertà culturale e sanitaria: l’altra faccia del nuovo capitalismo

Un editoriale che analizza con fermezza la crisi dell’istruzione e della sanità, mostrando come il nuovo capitalismo stia minando diritti fondamentali.

Povertà culturale e sanitaria: l’altra faccia del nuovo capitalismo

Povertà culturale e sanitaria: l’altra faccia del nuovo capitalismo

Ogni volta che non protestiamo, stiamo accettando un mondo più povero di giustizia

C’è chi gioca con i dazi come fossero monete da lanciare sul tavolo di un casinò globale. Si stringono accordi, si chiudono mercati, si decide chi può crescere e chi deve restare indietro. Il potere si misura con la capacità di far profitto, anche sulle spalle di chi non ha voce. Ma mentre si discute di esportazioni e ricchezze, il vero assalto si consuma altrove — silenzioso, sistematico, subdolo.

Oggi siamo di fronte a un bivio storico. Due capisaldi della dignità umana stanno per essere ridisegnati: l’istruzione e la sanità. E non si tratta di riforme qualsiasi. Si tratta di un disegno più ampio, che mina la struttura stessa della società. Si vuole far credere che l’università sia un errore, che il sapere porti fuori strada, che la cultura sia privilegio di pochi o peggio, inutile. Ma chi diffonde questi concetti non vuole solo risparmiare fondi o cambiare programmi.

Vuole azzerare la coscienza critica.

Un popolo che non studia è un popolo che non si difende. Un giovane che non può permettersi l’università è un cittadino che non potrà mai competere, né scegliere. Senza istruzione non c’è confronto, non c’è progresso, non c’è libertà. E forse è proprio questo che si vuole: una massa che obbedisce e non chiede.

Accanto a questo, si impone una visione sempre più cinica della sanità. Curarsi sta diventando un lusso, non più un diritto. Chi ha soldi vivrà. Chi non li ha, resterà in attesa, in silenzio, o peggio, scomparirà. È la nuova regola:

sopravvive solo chi può pagare.

Questo non è futuro, è una regressione. È la fotografia di un’umanità sotto scacco. E attenzione: oggi i colori politici sono solo bandiere sbiadite. Qui si parla di vita. Di diritti. Di coscienza. E si parla di un popolo che rischia di perdere tutto — salute, sapere, speranza.

Chi ha spento la luce nelle scuole? Chi ha chiuso le porte degli ospedali? E soprattutto: perché stiamo accettando tutto questo?

Ogni volta che una ragazza abbandona gli studi per mancanza di mezzi, ogni volta che un anziano rinuncia a curarsi per non gravare sui figli, l’umanità perde un battito. Un respiro. Un pezzo della sua identità.

Non è più il momento di restare in silenzio. Il futuro non si aspetta, si difende. Con coscienza, con cultura, con coraggio.