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Occhiali scuri, cappello nero e un cuore che suona il blues: così si parla di Dio
Occhiali scuri, cappello nero e un cuore che suona il blues: così si parla di Dio
Ormai lo dicono tutti.
Con tono solenne, lo sguardo rivolto al cielo e la mano sul petto:
“Dio è con me.”
E via con proclami, crociate moderne, leggi discutibili e guerre travestite da missioni sacre.
Sembra che il Cielo abbia aperto una sede distaccata per distribuire patenti di santità a chi urla più forte.
Ma c’è un piccolo dettaglio che vale la pena ricordare:
solo due uomini al mondo hanno avuto il diritto di dire davvero “Siamo in missione per conto di Dio”.
E lo hanno fatto con occhiali scuri, un cappello nero e un ritmo inconfondibile nel cuore.
Il resto? Il resto è solo rumore.
C’è una frase che dovrebbe essere protetta da copyright universale, marchiata a fuoco nella memoria collettiva con tanto di avvertenza: “Usare con cautela. Appartiene solo a loro”.
Stiamo parlando di quella dichiarazione mitica, che con occhiali scuri e completo nero ha attraversato le generazioni:
“Siamo in missione per conto di Dio.”
L’hanno detta solo Jake ed Elwood Blues (John Belushi e Dan Aykroyd), i fratelli più sgangherati, folli e irresistibilmente sinceri della storia del cinema. E proprio perché lo erano davvero — folli, ma sinceri — gli si poteva anche credere.
Oggi invece no.
Oggi questa frase è diventata una scusa, un alibi, un grimaldello per spalancare le porte al peggio.
La sentiamo echeggiare dietro bombe, genocidi, fanatismi, razzismi ben mascherati, giochi di potere.
In un mondo che sta cambiando, dove ogni giorno leggiamo di guerre, stermini, ingiustizie colossali, non manca mai qualcuno che la butta lì: “Lo facciamo per volontà divina.”
Come se Dio avesse firmato un modulo in carta intestata, dichiarando: “Sì, autorizzo questo massacro. Procedete pure.”
C’è una strana e inquietante tendenza: usare Dio come sponsor.
Come se fosse un marchio, un brand da mettere sul petto per giustificare qualsiasi nefandezza.
E allora no.
Basta.
Dio — se c’è, se ci guarda, se ci ascolta — non ha nulla a che fare con questi teatrini.
Non firma documenti di guerra, non lancia bombe con il telecomando, non divide le persone in “più degne” e “meno degne”.
Solo i Blues Brothers potevano permetterselo, e lo facevano per salvare un orfanotrofio, non per cancellare interi popoli o manipolare le coscienze.
Allora riprendiamoci la lucidità.
Chi è in missione per conto di Dio lo dimostra con atti di compassione, giustizia e umanità, non con proclami e bandiere sporche di sangue.
E se proprio dobbiamo citare Dio, facciamolo solo con rispetto.
Oppure, molto più onestamente, con un paio d’occhiali scuri, un cappello nero e un cuore capace di suonare il blues.