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Un volto tanti volti
Un volto tanti volti
“Il maggior problema, ossia uni dei maggiori problemi (ce ne sono tanti) che l’idea di governo fa sorgere è questo: chi è giusto che governi? O meglio, chi è così bravo da indurre la gente a farsi governare da lui?” D. Adams
La vita può essere anche un treno per Torino. Stazioni, rotaie come sfondo, su cui si proiettano esperienze vissute. Il potere suggestivo di “Quella volta, su un treno”, per recuperare dalla memoria speciali ed emozionanti frammenti di vita. Storie di incontri, di perdite, di svolte e di trasformazioni che attraverso l’esistenza si definiscono. In treno ogni riflessione si fa serpentina, umile, sagace. Il pensiero prende la cadenza delle ruote e macina, macina idee come fossero chilometri di riflessioni da percorrere. Su quel treno sono saliti e saliranno tanti volti, molti sono scesi e scenderanno lasciando un vuoto permanente, mentre altri sono passati e passeranno semplicemente inosservati. Questa linea tra passato e presente che avanzano insieme, traccerà sul nostro volto una storia personale. Chi siamo, come stiamo e come potremmo stare. La forma del volto, le rughe, le macchie sono i segni che il tempo, il viaggio e l’esperienza ci hanno lasciato, una trama unica, la nostra, dove i tratti del viso hanno molto da dirci su noi stessi e sugli altri. Momenti che ci insegnano a leggerle con attenzione per conoscersi più a fondo.
Uno dei volti di Torino è il Contrada Guardifanti, un fitto reticolato di strade, in pieno centro storico racchiusa tra le vie Barbaroux, Stampatori, Santa Maria e dei Mercanti. Il cuore più antico dell’Augusta Taurinorum che ha mantenuto inalterati nel tempo il suo fascino e la sua vocazione commerciale grazie ai numerosi palazzi antichi, ai negozi storici e alle botteghe artigianali che qui si trovano. Con il termine “guardinfanti” si indicavano le larghe intelaiature a campana degli abiti femminili venduti nell’Ottocento nell’attuale via Barbaroux. Nella “Torino che non ti aspetti”, La Guida Enogastronomica per Autostoppisti si ritrova a vivere eventi dai tanti volti, che perfino i torinesi spesso non conoscono. Tra un concerto di punk lirico, il Concertino del Balconcino, Radio Citofono, la Radio senza obbligo di frequenza e corsi di calligrafia, l’Autostoppista si ferma alle Cantine Barbaroux @cantinebarbaroux. Affascinante locale dagli arredi d’antan, dove il profumo del vino incontra quello della tradizione e della buona tavola per far assaporare i gustosi piatti preparati con gli ingredienti tipici della Regione. Fedeli all’aforisma “Meditate bene su questo punto: le ore più belle della nostra vita sono tutte collegate, con un legame più o meno tangibile, a un qualche ricordo della tavola” C.P.Monselet, il locale, tra fessure sul pavimento, dove potrebbe infilarsi il tappo di una bottiglia aperta male cadendo al piano di sotto su un tavola imbandita, e degustazioni al banco, permette la visione dei molti volti dei sui avventori intenti a ricercare, qui, il momento catartico della propria giornata.
Il nostro ricordo, che è il processo di narrativizzazione, un processo che implica molti cambiamenti, tanti quanti i molti volti della Cantine Barbaroux, come quelli di produrre suoni che sono diacronicamente emessi l’uno dopo l’altro secondo un determinato linguaggio, è una Crema di Ceci con Maltagliati e Gamberi abbinata ad una bottiglia di Alta Langa DOCG Ispiro Brut Millesimato 2019 www.bosca.it. Un piatto che parla di semplicità accostato ad un vino che comunica territorio. Un Metodo Classico Uve Chardonnay e Pinot Noir. Prodotto dal colore Giallo intenso con riflessi dorati, fragrante e complesso con sentori floreali di fiori di sambuco o di acacia, note calde di camomilla, miele e crosta di pane. Secco, caldo e armonico, con una corretta acidità che rinfresca, dal finale lungo e persistente.
Alcune occasioni meritano il tempo che serve. Preparare con cura la tavola. Mantecare la crema di ceci. Arrostire i Gamberoni. Assaporare, una dopo l’altra, tutte le spezie nel piatto. E, poi, fare un brindisi che non si dimenticherà.
Il treno in quel momento rallentò, fin quasi a fermarsi. I tanti volti erano scomparsi, l’unico volto, il mio, da un finestrino abbassato poteva respirare il tipico profumo delle giornate invernali. Diedi uno sguardo fuori e vidi alcuni alberi spogli; non li avevo visti prima: forse le foglie era da poco cadute, o forse non ci avevo ancora fatto caso. Ma tutto il paesaggio era come nuovo e tutto quello che mi capitava davanti agli occhi mi sembrava bello. Solo in quel momento mi accorsi che l’inverno stava arrivando, anche dentro di me, e sentii il mio cuore leggero, come se si fosse liberato di un gran peso.
LA RICETTA DELLO CHEF:
In una pentola capiente fare dorare l’aglio con l’olio extra vergine di oliva, unite i ceci ed un pizzico di sale. Fate insaporire i ceci e unire due bicchieri di acqua, lasciando insaporire ancora per pochi secondi, con il frullatore a immersione e direttamente nella pentola, frullate i ceci, lasciandone qualcuno da parte per la decorazione del piatto. Togliere l’aglio prima di frullare!
Con un mestolo, prendere una quantità di crema di ceci e tenetela da parte.
A questo punto aggiungere un rametto di rosmarino ed i maltagliati nella pentola, mescolate ed iniziare a cuocere la pasta aggiungendo poco per volta dei mestoli di acqua calda come se fosse un risotto.
Quando i maltagliati inizieranno ad ammorbidirsi, unite la crema di ceci messa da parte, e mescolare bene.
In chiusura piatto, aggiungete i gamberi precedentemente puliti e arrostiti.