Il graffio forte e gentile di Roberta Fanfarillo nella città dei Ciclopi

L’arte di Roberta Fanfarillo nasce dall’incontro con Benedetto De Santis e si evolve tra istinto, sperimentazione e ricerca espressiva. Attraverso l’uso dell’alluminio, dei colori acrilici e della tridimensionalità, l’artista racconta emozioni profonde, tra nudo femminile, design e memoria storica. La sua opera per la Giornata della Memoria 2024 tocca le corde più intime, riaffermando il potere della testimonianza.

Il graffio forte e gentile di Roberta Fanfarillo nella città dei Ciclopi

Il graffio forte e gentile di Roberta Fanfarillo nella città dei Ciclopi

L’incontro con l’arte: la genesi di un talento

Roberta Fanfarillo ha incontrato l’arte grazie alla conoscenza di un artista locale, Benedetto De Santis. Prima di allora era, come afferma lei stessa, una “sognante spettatrice, lontanissima dall’idea di divenirne artefice”. Da quel momento si è accentuata la sua predisposizione a favorire “la curiosità sospesa”, che caratterizzava la sua più profonda indole. La sua biografia scorre apparentemente lineare. Nata ad Alatri (FR) il 30 ottobre 1967 in una famiglia di artigiani armaioli, costruttori di armi fini, vive e respira l’arte. L’ambiente familiare e lavorativo in cui cresce le consentono di avvicinarsi con estrema naturalezza al sentimento per l’arte, un incontro casuale ma favorito dal periodo di attesa in cui fluttuava il sentimento di Roberta. Le prime conoscenze tecniche le sono fornite da Benedetto De Sanctis, dal quale apprende anche un altro fondamento artistico: interpretare, piuttosto che rappresentare la realtà. Segue un percorso formativo iniziato nel 1995 e che la porterà negli anni a sottoporsi al parere del pubblico attraverso numerose collettive e personali. La tecnica acquisita consiste nell’uso di colori acrilici. I soggetti vengono descritti a grandi macchie di colore senza ricercare la definizione, lasciando ampio spazio di interpretazione all’autore nonché al fruitore.

Un percorso artistico tra istinto e interpretazione

Roberta descrive così il suo percorso artistico che si interseca con la sua crescita personale e intellettuale: “Mi sono liberata di regole, convenzioni e formalità per raggiungere stati d’animo integri, rappresentanti le mie paure, i miei dubbi ma, anche, i miei piaceri. Si possono individuare, addirittura nella stessa opera, stati d’animo diversi, associati a colori diversi e per ottenere i quali il pennello è stato intriso di pura istintività”.

È un’arte pudica e al tempo stesso morbida e sensuale quella di Roberta Fanfarillo. Nel nudo femminile si nota una dolente malinconia, una morbidezza di sguardi anche se appena accennati. Le spalle nude sono accarezzate dalla luce, che ne mette in risalto la purezza verginale, appena sottolineata da una linea scura che le distingue dal fondo.

La donna ti guarda e ti interroga, muta, ma con sguardo attento e tagliente. Non puoi sfuggire alla sua intensità di emozioni e di attese, di dolore e di calma sognante.

Oltre la pittura: sperimentazione e design

Il cuore di Roberta pulsa al [Civico]61, un piccolo studio in cui realizza le sue creazioni, espone in maniera permanente, accoglie visitatori che intendono essere avvolti dalle emozioni trasmesse attraverso un racconto visivo. Roberta cerca di superare il limite della superficie piatta della tela per creare superfici tridimensionali, sperimenta l’uso di supporti metallici e plastici, si avvicina al design e crea il suo primo elemento d’arredo: una sedia in plexiglass e metallo.

Poi Roberta “scopre” l’alluminio e inizia a plasmarlo, perché? Perché è luminoso, versatile, resistente, elegante; perché come la stessa artista afferma “lo puoi graffiare con le abrasioni o carezzare con la morbidezza degli smalti, trattare con gli acidi o colorare con un soffio polveroso di pigmento”.

L’arte come testimonianza e memoria

L’arte per Roberta è “andare oltre”, oltre la propria finitezza, oltre il vissuto sommerso o coperto dalla polvere della superficialità e, quando viene stimolato, mette in atto un intimo risveglio che interpreta anziché riprodurre fedelmente il mondo reale per fuggire dalla banalità e dall’irreversibilità delle cose.

L’arte di Roberta non è disincarnata, non è fuori della storia e del tempo: è attuale e comunica il tempo. Trasmette valori con un linguaggio recondito, ancestrale, misterioso, ma che colpisce l’animo e la mente del fruitore contemporaneo. Bella è la sua sottolineatura per la Giornata della Memoria 2024.

Un Uomo, dal volto appena abbozzato, ti guarda e aspetta risposte da te. “Perché mi hai fatto questo?” sembra dire; ma la bocca è serrata, carnosa, ma serrata senza purtuttavia stringersi in una morsa. Rosso alone contorna la sagoma di questo che non sembra più un uomo, ma è divenuto fantasma, e riprende il colore del sangue che scorre appena visibile dalle labbra, dalla testa e copre il corpo con impercettibili rigagnoli che corrono verso la terra. Un Uomo che non deve essere Uomo, un Uomo a cui hanno tentato di togliere la personalità e l’identità, anche storica, anche valoriale. Ma è fallace questa pretesa. I libri lo sorreggono e sono libri che non sono scelti a caso: sono libri che raccontano l’orrore, la protervia, la prevaricazione dell’Uomo sull’altro Uomo. NON PUOI UCCIDERE LA MEMORIA! Se pure la volessi annullare, saranno le parole affidate ai testimoni a gridare l’orrore, il dolore, perché non avvenga mai più simile oltraggio.